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giovedì 12 novembre 2015

Di quanto è triste Roma

Tano D'Amico, Roma, Acquedotto Felice, 1970


Che ne sapete voi di quanto è triste Roma, 
con i suoi papaveri ai bordi delle strade, 
di tutti, di nessuno,
sporchi,
affumicati dal vento,
dai passanti,
dal fumo,
dalle parole,
dalle voglie.

Quanto è triste coi suoi fuori sede ubriachi,
i loro libri impolverati
e le finestre socchiuse,
e il loro odio
e le loro critiche 
e la loro voglia di andare.

Che ne sapete di quanto è triste Roma ora,
quando è rossa la sera
e c'è una speranza
che è negli occhi di chi non è ancora arrivato
e tentenna
e si dimentica
non ha ancora niente
a tratti brama
poi si accorge che non vuole che essere altrove.

Che ne sapete di quanto è triste Roma a tutte le ore
lenta e stanca
ma sempre paziente
forse perché rassegnata
sconfitta e immobile
e chissà che altro.

Lei è troppo triste
perché è proprio come una madre
che non ha altro che i sogni dei suoi figli
e le sconfitte dei suoi figli
piange, ricorda,
sorride bonaria
d'orgoglio
e le speranze sue
le ha rigettate su quei figli.

Di quanto è triste Roma ma voi che ne sapete,
intenti a fare altro
a sedurla
e abbandonarla,
ad amarla senza capirla
e tutte quelle altre cose
che non fareste mai altrove.

sabato 26 ottobre 2013

Non siamo come gli stormi di uccelli

Non siamo come gli stormi di uccelli:
non danziamo armonici sul grigio azzurro del cielo,
nessuno ci scorge stupito,
nessuno ci canta.
nessuno ci vede.

Noi due siamo come le ombre sul mare:
che ogni onda
ogni vento
ogni sguardo
o ci muove 
o ci sfugge.

Non siamo come gli stormi di uccelli
dall'unisona natura, 
Noi due siamo come le ombre sul mare
che ognuna si perde,
muta.



domenica 20 ottobre 2013

La follia

La follia potrebbe
scatenarsi in un secondo
se solo lo volessi veramente.
Il delirio 
per un atto tanto dolce
sgorgherebbe presto,
a pensarci bene.
Qualsiasi moina
sarebbe legittima;
ogni pazzia
giustificata.
Ma di quello 
che si potrebbe fare
non mi importa.
Di tutti gli atti
più spiacevoli
non mi importa.
Ogni dolcezza
si annulla
e sparisce subito,
al pensiero
di una nuvola nera.

giovedì 17 ottobre 2013

Una giovane Sara in versi - L'odio

Quando ero più giovane ero molto più romantica, più poetica, più spensierata forse.
Scrivevo molto, e non mi facevo leggere per niente.

Oggi sono invecchiata, sono romantica in un modo realistico. Ho obiettivi anche nel romanticismo e scrivo soprattutto in prosa, quasi sempre per farmi leggere e in diversi contesti.

Oggi ho nostalgia della giovane Sara, promettente studentessa universitaria, che cercava in qualche modo la sua collocazione nel mondo. E per questo ho riesumato un vecchio quaderno, pieno di frasi, versi e qualche piccolo stralcio di diario. Nulla di costante, in questo almeno sono sempre rimasta fedele a me stessa.


Oggi vi propongo la prima della trilogia dal titolo "L'odio, la follia e l'amore". Mi faccio tenerezza da sola, cioè... guardate! Facevo anche di questi esperimenti. A domani e dopodomani con la follia e l'amore.



L'odio potrebbe scatenarsi 
in un secondo,
se solo lo volessi veramente.
Il disprezzo 
per un atto tanto vile sgorgherebbe presto,
a pensarci bene.
Qualsiasi insulto sarebbe legittimo;
ogni cattiveria
giustificata.
Ma di quello che si potrebbe fare
non mi importa.
Di tutti gli atti più ripugnanti
non mi importa.
Ogni viltà 
si annulla
e sparisce subito,
al pensiero di un raggio di sole.

(aprile 2004)


sabato 23 marzo 2013

Euridice verso Orfeo


Orfeo ed Euridice, Antonio Canova, 1776.


Sconosciuta,
imperscrutabile agli occhi noti.

Nuova,
come d’incanto t’appaio.

Fresca,
invenzione tua, fuoco affine.

Tua e nuova,
vorrei esserti sostegno
e ricrearti come tu hai fatto
con me stremata,
appassita,
senza speranza.

domenica 30 dicembre 2012

Domani

Ti amerò domani,
quando il sole sarà alto nel cielo,

quando gli occhi risplenderanno ancora

quando tutto si aprirà d’incanto,

come in un inesorabile,
quanto atteso,
temporale senza nuvole.


Egon Schiele (1890-1918)
Abbraccio (amanti)

martedì 27 marzo 2012

Neve (per uno strappo alla regola)

Cade la neve e, 
come la neve,
cado io.
Dalla mia finestra la vedo danzare,
pura e solitaria,
prima di schiantarsi.
Forse si farà male,
ma non le interessa.
Il dolore è solo nella mente,
nella mente di chi la guarda.

Cade la neve e,
insieme alla neve,
non solo io.
Sotto le mie coperte non sento caldo,
non sento freddo,
non sento niente.
Come se prima non avessi avuto nulla,
ed ora tutto.
Come se adesso fossi tutto,
ma non so tenere nulla.

Cade la neve e,
senza la neve,
ci sono solo io.
Lontana da te non sono niente,
mi schianto sola,
quasi come ieri.

(10 febbraio 2011)