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domenica 21 aprile 2013

Populismo mediatico e Rodotà

è molto divertente osservare i miei connazionali in mesi di elezioni, dalle politiche, alla presidenza della Repubblica, passando per il Papa. è così, ad esempio quando si parla del soglio pontificio, che muoio dalle risate nel sentire "anche questo Papa è un conservatore". Embè, che vi aspettavate? Uno del circolo Mario Mieli?

Stesso divertimento, ma un po' più amaro, l'ho provato in questi ultimi tre giorni. Allora, siamo tutti d'accordo sul fatto che Rodotà sia persona  eccelsa e rispettabilissima e il PD come sempre ha mostrato la propria inettitudine. Ma c'è dell'altro.

E dell'altro è che i grillini si sono impuntati su un candidato - anni luce lontano dalle caratteristiche che tanto propagandano - come bambini di 3 anni che vogliono le caramelle, senza rendersi conto che si poteva mediare. Ok, nessuno li avrà chiamati in questi giorni. Ma come farlo dopo settimane di muri e dichiarazioni del tipo: "OquestoOgnente!"?
Quindi, accusatemi pure di antigrillismo militante, ma a mio avviso la loro arroganza e immaturità sono ancora una volta dei nodi cruciali.

Dell'altro è anche che il populismo mediatico che osservo è preoccupante. Ed esula dal discorso prettamente politico di palazzo. Riguarda la popolazione tutta, o almeno come una parte della popolazione continui a percepire, recepire e fare la politica.
Migliaia di persone inneggiano a Rodotà, al cambiamento radicale che avrebbe portato, al salvatore della patria che sarebbe stato.
Metto subito le mani avanti: lo avrei sostenuto se venuto fuori da una candidatura "normale". Lo ammiro e mi piace anche. Inoltre, so che giravano appelli per la sua candidatura da giorni, ed ammiro anche chi ha ideato la petizione e chi ci ha creduto.
Ma le modalità con le quali è venuto alla ribalta e la rivoluzione che con lui si voleva costruire mi stupiscono e mi fanno riflettere. La gente che in piazza lancia cuoricini e slogan in suo favore dovrebbe prima di tutto pensare a chi è quest'uomo (chi lo conosceva davvero prima di 48 ore fa? è davvero questo il cambiamento?), poi a che cosa sarebbe stato in suo potere fare e in seguito chiedersi: per cambiare tutto basta un presidente "amico"? Tutte queste persone che fanno politica sui social network, hanno percezione di quante ne sono completamente estranee e soprattutto della dose spropositata di assenza di discussione (non sempre, non mi piace generalizzare, ma questo mi pare proprio un bell'esempio)? Ci rendiamo conto della banalizzazione della vicenda, ridotta ai like o ai retweet?

Alcuni se lo saranno chiesto, e avranno trovato le loro risposte. Ma mi preoccupano, come sempre e universalmente, quelli che non si fanno domande.
Sappiamo quali sono i poteri del Presidente, anche in questi mesi di decantato quasi presidenzialismo. Quindi, perché agitarsi tanto? Sappiamo che le forze vanno calibrate, e che forse sarebbe meglio concentrarsi su altro. Una nomina non cambia nulla, e non mi dilungo su filosofeggiamenti inerenti il cambiamento che deve necessariamente partire dall'individuo (cosa peraltro della quale sono fermamente convinta).
Questa è un po' come la questione della donna presidente. L'avrei voluta, eccome. Ma so che per noi donne e per un mondo migliore con e delle donne non sarebbe cambiato molto, con una carica.

Riversarsi nelle strade del centro con fare da rivoluzionari illuminati mi sembra esagerato, nonché inutile.  Credo piuttosto che i tempi sono maturi per aizzare le folle a loro insaputa e fare slogan di tutto, far circolare qualche simpatica sentenza da 140 e - senza preoccuparsi di numeri, conseguenze o altro - riconoscersi in una totalità.

Secondo me, chiedere di scendere in Piazza per il Presidente della Repubblica è populismo. Mi dispiace abusare del termine ma è proprio così. Cambiamenti strutturali e risanamento economico non sono compiti del Presidente, il garante della Costituzione può avere più o meno affinità con ognuno di noi, può avere più o meno in simpatia Berlusconi, ma non so quanto possa davvero fare altro.

Quindi amici cari, amici belli, anche questo Papa è un conservatore, anche se ha l'anello d'argento.



PS. Per chi mi legge di solito qui, su facebook e twitter: sono in sciopero da facebook. Mi hanno stancato le semplificazioni e i fraintendimenti di quel modo di comunicare. Forse ci tornerò, non so. Proverò a scrivere più spesso qui e a dilungarmi quando lo ritengo opportuno, oppure a rinchiudermi in una torre piena di libri, a fare ciò che compete a un elettore del PD: invecchiare perdendo. Oppure ciò che compete a un'aspirante ricercatrice: riflettere sul suo futuro incerto. Grazie per la pazienza.

venerdì 23 novembre 2012

Pink is the color

Penso troppo. Penso troppo ed è per questo che ho la colite. Penso anche quando non c'è niente da pensare e rifletto su eventi che non dovrebbero dar molto da riflettere, almeno non per tutti.

Oggi nell'arco di tempo di circa 70/80 secondi ho pensato due cose, in seguito ad eventi quasi insignificanti.

Camminavo nei pressi di casa, di ritorno dal lavoro. Ahimé la lezione di oggi finiva alle 13 e mi sono ritrovata così nel bel mezzo dell'uscita dalle scuole, momento criticissimo per i mezzi pubblici e le strade della Capitale e della banlieue annessa. Camminavo e ho sentito un ragazzino delle medie dire all'altro:
"E sai che j'ho detto ar professore?? A professo', io mica so' come te che te 'nchiappetti i pischelli!"

Camminando su queste spiacevoli note pensavo a ieri, a quando un 15enne omosessuale, a pochi chilometri di distanza si è impiccato, molto probabilmente a causa di battute simili.

Mentre pensavo a questo ho visto davanti a me due uomini sulla cinquantina, che poi ho scoperto essere due vigili urbani che avevano appena finito il turno di lavoro. Con il mio passo solito -anche più sostenuto del solito- li ho sorpassati, e ho sentito in quel momento tutta la forza di una donna giovane che supera degli uomini più anziani, con un posto fisso, chili in più e capelli bianchi.

Non datemi della pazza. Ma realmente in quel momento ho sentito un orgoglio, un senso di rivalsa e una rivincita presa su un mondo intero, su un modo di pensare che andrebbe sorpassato ma che ancora è qui.
Il vecchio mondo che vede il genere come un muro, una certa supremazia come un diritto naturale e i cambiamenti come un cataclisma.