Visualizzazione post con etichetta insegnare italiano a stranieri. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta insegnare italiano a stranieri. Mostra tutti i post

mercoledì 11 novembre 2015

Diario di una maestra: la forma di cortesia e fare la spesa



Neanche a dirlo, ho accolto di buon grado l'allarme lanciato da Umberto Eco, anche perché questa cosa la sostengo da anni. Il "lei" è una ricchezza per la nostra lingua, è fondamentale nei rapporti interpersonali e gli stranieri che studiano l'italiano devono assolutamente imparare a usarlo. Afferma Eco parlando degli extra-comunitari (ma anche dei comunitari, aggiungerei io):




è sempre tutto molto più complesso di quanto possa sembrare, in particolar modo quando si parla di lingua. Le parole sono importanti e l'importanza la fa tutta il modo di usarle o di non usarle. Tutto questo per dire che nelle mie classi la forma di cortesia occupa sempre parecchio spazio.


Oggi, ad esempio, per i miei studenti adulti (livello A1 avanzato) era arrivato il momento di un bel ripasso. Nello stesso tempo era arrivato il momento di fissare il campo lessicale delle spese, sul quale avevamo già lavorato. Ci trovavamo in una classica fase di rinforzo.


Ho subito pensato di sottoporre ai miei studenti il più classico dei role play: tu fai il negoziante, lui fa il cliente, facciamo 10/15 minuti di spesa e via. Ok, poteva andare. Ma oggi anche io avevo bisogno di divertirmi un po' di più e di ricordarmi che faccio questo mestiere anche per esercitare la mia creatività troppe volte sopita. Ed ecco che cosa ho fatto:



1. Ho diviso la classe in due gruppi: il gruppo dei clienti e il gruppo dei negozianti; 

2. Ai clienti ho dato questo compito: scrivere, in gruppo, una lista della spesa per una grande cena da organizzare nel fine settimana;

3. Ai negozianti ho dato questo compito: scrivere, in gruppo, una lista di merci presenti nel loro piccolo negozio di alimentari con relativi prezzi;

4. Dopo 15 minuti di lavoro di gruppo ho diviso gli studenti in coppie (1 negoziante+ 1 cliente);

5. Il cliente doveva cercare di comprare il più possibile spendendo meno; il negoziante doveva cercare di guadagnare il più possibile senza scontentare il cliente. Ho raccomandato di utilizzare il "lei";


6. Dopo 15 minuti di role play ho ricostituito i gruppi iniziali e ho dato loro poco più di 5 minuti per decretare il venditore più furbo e il cliente più soddisfatto


In questo modo ho sfruttato le conoscenze pregresse e quelle acquisite in classe nelle lezioni precedenti, ho sfruttato la collaborazione (nella fase di preparazione e in quella finale), ho basato l'attività in parte sul problem solving (la sfida cognitiva del "compra spendendo meno" e "guadagna soddisfacendo il cliente") e reso l'attività ludica.


Ci siamo divertiti molto e in circa 40 minuti ho raggiunto gli obiettivi: utilizzo diffuso del lei e mega ripasso sul lessico relativo alla spesa e al cibo. L'attività è stata semplice da ideare e da svolgere, a dimostrazione del fatto che a volte basta veramente pochissimo per fare qualcosa di piacevole!






domenica 8 novembre 2015

Insegnare italiano a stranieri: come fare?

Me lo chiedono in molti, me lo chiedono in troppi e sempre più spesso: "Come si fa a diventare insegnante di italiano per stranieri?"

La domanda parte quasi sempre da un punto di vista fallace e con rare eccezioni- secondo me. 
Molti iniziano dicendomi di non saper cosa fare e di volersi buttare in questo settore nuovo e in espansione, perché gli immigrati sono molti e perché all'estero si studia molto l'italiano. Insomma, una motivazione dettata da chiacchiere da bar e da qualche sentito dire con remotissime e traballanti verità. Certe chiacchiere non fanno che far intraprendere a laureati in lingue, lettere e altre materie umanistiche un percorso alquanto tortuoso.

Ma ora vi spiego perché questo grande mercato non è in realtà in espansione ed anzi stagna, ormai da anni. Innanzitutto non si diventa insegnanti di italiano a stranieri son la sola laurea umanistica, o almeno non con tutte le lauree umanistiche. L'insegnante di italiano per stranieri non è un insegnante di lettere ma un esperto di glottodidattica, un facilitatore linguistico. Per diventarlo esistono lauree specifiche, Master di primo e secondo livello e certificazioni. Occorrono esami, CFU, insegnamenti specifici. Non ci si improvvisa o almeno, non si dovrebbe proprio.

Non è vero che gli immigrati aumentano, e questo lo si può leggere un po' ovunque, basta andarsi a leggere le varie lagne sul numero di ingressi e fughe dal Belpaese.

Non è vero che è facile lavorare con gli immigrati che devono imparare l'italiano per dovere e per diritto, e di questo ho già più o meno parlato parecchio tempo fa su Yalla. Il volontariato è in espansione e la figura dell'insegnante di italiano per stranieri è vista alla stregua di un caritatevole madrelingua che da un mano al povero disperato che neanche ha la romantica valigia di cartone. Sta per arrivare una classe di concorso, ma chissà se veramente aprirà spiragli fausti per chi fa già questo lavoro da tempo.

Non è vero che l'italiano è la quarta lingua più studiata al mondo, esistono molti dubbi sulla natura e la veridicità dei dati.

Non è vero che è facile insegnare all'estero, visto che gli Istituti di cultura sono in condizioni disastrose e il reclutamento degli insegnanti nebuloso. Per farsi un'idea lancio una sfida: andate sulle varie pagine degli istituti di cultura e cercate gli ultimi bandi per il reclutamento degli insegnanti di italiano.

Sempre all'estero, per entrare nelle università straniere di solito occorrono titoli superiori alle certificazioni come Ditals (di Siena), Cedils (di Venezia). Dils-PG (di Perugia), ecc., un'ottima conoscenza della lingua del posto e alcune volte anche la capacità di insegnare altre lingue (spesso lingue romanze). Questo per quanto riguarda chi punta alla carriera accademica; infatti spesso si tratta più di posti da ricercatore o simili che altro.

Nelle università, poi, esiste la figura del lettore. Ma da sempre ad occupare questi posti sono i docenti di scuola (quelli con la cattedra, quelli a tempo indeterminato) che fanno domanda per il servizio all'estero. 

Nelle scuole private nei vari paesi del mondo, invece, ognuno recluta come vuole. In passato ho sentito parlare di insegnanti laureati in economia o di insegnanti non laureati.


Tutto questo per dire che si tratta di un mestiere per nulla facile e per nulla in espansione. è fatto di ombre e soffre fortemente del non riconoscimento della figura né legale né dell'opinione pubblica. In quale altro settore, infatti, si pensa che senza alcun titolo, preparazione o esperienza si possa essere in grado di lavorare un po' a tutti i livelli?


PS. non sono stata precisissima, forse, ma vi giuro che ho detto tutta la verità ed è tutto quello che so! :)