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mercoledì 19 giugno 2013

Nonna Teresa e l'America

Nonna Teresa in America non ci voleva proprio andare. L'America è lontana, gli disse la vicina, quella là che era rimasta sola con figli e marito all'altro mondo e chissà mai se li avrebbe rivisti. L'America fa paura, è quasi un miracolo se ci arrivi, Tere', su quella nave nera nera che a Napoli già puzza di tutto quello che manco Dio lo sa. In America, Terè, il cielo non lo riesci a vedere e rimani chiusa dentro e non vedrai più montagne, che dietro alle montagne lo sai che c'è Roma e il Papa e da qualche parte, non lontano, c'è pure il mare. Dicono che è bello il mare, ma io non l'ho mai visto Tere', ma quando ho visto quella foto di mio figlio, ah, commà, il mare era nero e vicino e mio figlio chiaro, col vestito buono e nient'altro.

Nonna Teresa aveva lasciato partire nonno Ambrogio, che tanto lui avrebbe lavorato qualche anno e poi sarebbe tornato e avrebbero comprato la casa o forse la terra e poi costruito sopra la casa. Qualche anno bastava, mangiando carne almeno una volta a settimana e aspettando che 'sti mammocci se fanno grossi e pigliano moglie. Giuseppe è tanto bello, coi soldi americani lo farò sposare a una regina.

Nonna Teresa così aveva aspettato e poi era arrivata la guerra e nonno Ambrogio era tornato. Tere', m'hanno richiamato, ma io qua non ci resto. Tere', dovresti vederla l'America. Ci sta tutto, i figli sono bianchi e rossi, lavori, guadagni, Tere', vieni in America, ti faccio fare la signora. Avrai cento vestiti e una casa vera, con la luce, e 'sti figli ti giuro Tere', li mando a scuola e li faccio tutti maestri e dottori.

Nonna Teresa in America non ci voleva andare. Rimango qua, che vedo il sole ogni mattina, rimango qua che qua voglio vedere nascere i miei nipoti e li voglio che parlano italiano. In America con te non ci vengo, che chissà che fai laggiù, che già m'hai dimenticato e me l'hanno detto che ti hanno visto con una, quello di Segni t'ha visto, il calzolaio, e me l'hanno detto che abiti come le bestie nelle stalle, senza manco un letto. No, io non ci vengo in America, io me ne resto qua.

venerdì 10 maggio 2013

Gli italiani, quelli col coltello.

Ma prima che l'uno o l'altro potesse tirare un pugno, la moglie del macellaio aveva afferrato suo marito per un braccio. 
"Cretino!", strillò in (...). "Ti metti contro un italiano? Non lo sai che portano il coltello - tutti quanti! Svelto!". Lo tirò indietro. "Dentro!".
(...)
"Sei pazzo?", gridò lei. "Lascia che lo ammazzi a coltellate qualche italiano tagliagola - non tu!".


Henry Roth, Call It Sleep, 1934.

venerdì 1 luglio 2011

C'è una ragione a tutto ciò ed è molto semplice

Mi è stato chiesto molte volte: Perchè studi l'emigrazione? Perchè ti interessa l'immigrazione?

La risposta è semplice. Sono un prodotto dell'emigrazione dei laziali verso la capitale, ho cugini in Canada, zii e cugini in Australia e il mio bisnonno andò negli Stati Uniti assieme ai suoi fratelli (ho quindi cugini e parenti di vari gradi anche lì, nella zona di Chicago soprattutto).

Sono cresciuta con questi racconti e poi, forse proprio dopo averli ascoltati, mia madre spesso mi cantava questa

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però solo le prime strofe, mai il finale tragico.

(tra l'altro ho scelto questo video perchè mi fa un po' ridere)

venerdì 27 maggio 2011

Primo (quasi) mese a Paris: guarda il mio tavolo e ti dirò che cosa ho fatto



Et voilà, è quasi passato un mese dal mio approdo in terra francese. Come sempre, tutto nel segno della malaintegrazione. Non sapevo con quale abile gioco letterario raccontarvi questi miei giorni e allora sono ricorsa all'uso di una foto. Niente male eh, per una come me che è allo stesso tempo una mediocre fotografa e una mediocre scrittrice. Faccio entrambe le cose poco e male, ma sono molto soddisfatta così e, ancora più contenta, ne faccio anche un melange. Almeno non ho le pretese artistiche di gran parte della gente che in questo secolo malato si dimena e si crea uno spazio in rete con pretese artistiche.

Il post di oggi è periodizzante, non solo perchè è quasi un mese che sono qui, ma anche e soprattutto perchè questa è l'ultima notte che passo in questa stanza. Domani avrò un altro letto, nel 5° arrondissement, vicino alla Moschea e al Jardin des Plantes. Niente male.
Quindi è doveroso scrivere un post per consacrare il passaggio e mettere un paletto: ah! Ecco che cosa ho combinato in tre settimane piene (o quattro scarse).

Guardate la foto alla vostra destra. Così ce la togliamo subito e viriamo in fretta a sinistra.
Quel volumone che vedete è una tesi di abilitazione a “direttore di ricerche” di un gentilissimo professore francese che mi sta aiutando nella mia ricerca. Ebbene si, forse dovrei dirvi che diavolo sto facendo il Francia. Sto lavorando sulla mia tesi di dottorato sulle emigrate italiane in Fr tra le due guerre mondiali. Così capirete meglio la mia fissa su emigrazione/immigrazione e vi stupirete di come io stia tragicamente dedicando a questo l'attuale periodo della mia vita.
Riguardo al mattone che vedete immortalato è solo un tassello della mia bibliografia, roba sui comunisti italiani esiliati oltralpe. Un ottimo lavoro, conosciutissimo nell'ambiente. Ma appena l'ho visto ho pensato: acc, cosa tocca fare per ottenere un ruolo accademico qui!! Chez moi il faut faire autres choses... bon, vado avanti senza lamentarmi.

Subito sopra ci sono le memorie di Teresa Noce, esule e resistente in Francia. Perchè che vi credete, gli italiani in Francia erano molti (a partire già dall'800); alcuni erano politicizzati e molti tra questi parteciparono alla resistenza francese. È una bellissima storia di emigrazione, sia economica che politica, che magari vi racconterò piano piano...

Dunque, per fare questo che è il mio lavoro, ho dovuto collezionare tessere di archivi (andate a sinistra e ne vedrete alcune). Qui il sistema archivistico è quasi totalmente informatizzato, quindi senza tessera magnetica non sei nessuno. Ma quando hai in mano una di queste tessere ti senti uno storico vero: stormi di archivisti a tua disposizione, buste (enormi e pesanti cartelle che contengono documenti storici) che arrivano subito e sembra siano lì ad aspettare proprio te, pannelli luminosi che indicano il tuo numeretto all'arrivo delle tue richieste... come alla boulangerie.
quindi in queste settimane ho lavorato.

Sopra le tessere c'è una pubblicazione de Le Monde diplomatique, il bimestrale Manière de voir, numero 117. è un approfondimento molto ben fatto sul mondo arabo e sui cambiamenti e le rivolte dei mesi scorsi. Lo consiglio vivamente a tutti quelli che sono in grado di leggere in francese (magari vi presto il mio quando torno oppure potete andare alla libreria a San Luigi dei Francesi- al Centre culturel di Roma, vicino piazza Navona- lì quasi sicuramente lo vendono), perchè presenta articoli di firme prestigiose come Alain Gresh e Edward Said, schede su ognuno dei Paesi Arabi, carte ben dettagliate, notizie non solo sulla situazione economico-politica ma anche culturale, nonché belle foto ad accompagnare i pezzi. Questo dimostra che anche qui in queste setitmane mi sono finta intellettuale e per ben farlo mi sono interessata all'Oriente.

Più o meno al centro della foto potete vedere una borsa. La seconda che ho comprato qui. Ero partita senza per motivi di peso del bagaglio, ma soprattutto per poterne acquistare.
Vedete come è insolitamente piccola?! Chi mi conosce sa e mi rimprovera sempre per il peso e la grandezza eccessiva delle mie borse. questo dimostra che in queste settimane ho provato a cambiare qualche abitudine.



ps. faccio largamente uso di wikipedia non perchè sia il massimo per avere delle informzioni, ma perchè è un buon modo per averne di veloci e far nascere poi la curiosità di approfondire. e magari trovare errori e faciloneria della cara wiki.