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mercoledì 27 novembre 2013

Berlusconi è decaduto!

Non posso esimermi dallo scrivere. Sento l'irrefrenabile voglia di far parte di tutta l'immondizia che si scrive e si dice in queste ore frenetiche, dopo vent'anni. Cavolo, dopo vent'anni. Sono cresciuta in mezzo a questa immondizia, mi sento parte di quell'immondizia, ma una parte che merita di finire nella differenziata per essere salvata.

A dire la verità, forse ci siamo già salvati da soli.
Forse siamo così forti, geneticamente immuni a tutto questo, resistenti per natura.
E abbiamo lottato, studiato, lavorato e non siamo diventati né falchetti né colombe, non ci siamo fatti imbambolare da nessun populismo, non abbiamo emulato i nostri predecessori che nei decenni precedenti hanno creduto all'abbondanza, senza scavare neanche un attimo.

Non siamo neanche finiti come molti dei nostri contemporanei, dei quali forse non so più che cosa dire. Che dire di chi orgogliosamente vota Berlusconi, non ha voluto diplomarsi, lavora per raccomandazione e fa la morale a noi, che ci arrampichiamo con le nostre sole forze, che ci sforziamo di non risultare né eccentrici né banali, ma solo onesti e normali?

Leggo molto, leggo di tutto. In questi giorni ho letto anche opinioni di una certa Selvaggia Lucarelli (ma chi è?), ho letto dichiarazioni dei 5stelle, ho interpretato per quanto mi è possibile interviste televisive che mi davano il voltastomaco.

Ebbene, Berlusconi è decaduto. Ma nessuno ha il coraggio di dire che gli italiani vanno a vedere Checco Zalone non perché vogliono passare semplicemente un pomeriggio di leggerezza. Nessuno riesce a farsi sentire quando cerca di spiegare che la sperimentazione animale non ha nulla a che vedere con le foto degli animali maltrattati. Nessuno, dico nessuno, insulta Carlo Conti e i suoi autori per il sessismo di alcune gag che propone nel suo programma pre-tg su Rai 1.

E sapete perché, penso io? Perché in questi Venti anni, con o senza Berlusconi (ma con Berlusconi di più) ci siamo appiattiti, ci siamo cullati sui nostri difetti più fastidiosi e li abbiamo coltivati. E così oggi vediamo Checco Zalone, perché forse non troveremmo nulla di divertente in un Woody Allen italiano, spariamo a zero contro i ricercatori che sono costretti ad emigrare (ma avremo tanti beagle felici, questo è certo - come se i ricercatori cattivi facessero ricerca sul vostro animale domestico, certo), e facciamo tutte le campagne del mondo contro la violenza sulle donne, ma ci farà sempre ridere la velina stupida che canta i Beatles come una cornacchia, mentre Carlo Conti ride. 

domenica 26 maggio 2013

Indignatevi!

Io direi che è il momento che vi allarmiate un attimo, mi sembra voi siate troppo tranquilli. Non vi lamentate di niente, non fate un fiato eppure:


1. è pieno di società segrete, cripto-ebraico-massoniche che controllano le banche e i governi;

2. Balotelli vi provoca, e pensare che il negro è lui! Assurdo! c'hannosqualificatolacurvapecolpadestonegroaho';

3. tutti si riempiono la bocca con il femminicidio eppure le donne continuano a truccarsi e a comprare minigonne, e ccheccapperi, ma di che si lamentano se se la vanno a cercare? Qualcuno dovrà pur dirglielo a queste poco di buono!;

4. muoiono un sacco di personaggi famosi dei quali non avete mai sentito parlare. Ma è giusto fare commemorazioni collettive, non vedo come non vi venga voglia di riprendere loro citazioni non verificate e riempirvi la bocca anche di questo! Tutti devono conoscere e adorare Pinco Palla!;

5.state vivendo l'amore, l'amicizia, le emozioni più fantastiche della vostra vita, e i vostri ex, amici cattivi, devono saperlo e soffrire attraverso la lettura, di nuovo, di citazioni attribuite ai grandi del passato;

6. si stava meglio quando si stava peggio;

7. non esistono più le mezze stagioni;

8. il lunedì è il giorno più brutto della settimana;

9. piove, k@$t@ ladra.



NO guardate, io direi che sarebbe il caso di esternarlo, perché non si capisce che tutte queste cose non le sopportate più.



NB. e i punti che vi ho ricordato sono 9, come 3x3, e 3x2=6 e 6 tre volte è 666, che è il numero del diavolo. Direi di pensarci e di indignarvi almeno un po'.

domenica 12 maggio 2013

Ma perché agli italiani non piace il PD? Eppure...

Quelli di sinistra sono gli intellettuali. Non sono simpatici, non sono divertenti, se la tirano un po' e sanno tutto loro. Sono permalosi (perché si attaccano a sottigliezze che non interessano a nessuno e che in quanto sottigliezze sfuggono ai più). Hanno leader boriosi e sono invidiosi di chi invece riesce a godersi la vita con leggerezza.

A me, però. questa definizione plurima non quadra. Non sono del tutto d'accordo e non capisco come gli italiani, popolo di sarcastici disfattisti, non riescano ad appassionarsi alla tragicommedia democratica.

Il Partito Democratico è innanzitutto un monolite longevissimo, che ha attraversato crolli e metamorfosi, risorgendo sempre uguale e diverso. Quindi, dovrebbe piacere a questo popolo di abitudinari, che non protestano a presidenti del consiglio nominati sette volte, che guardano ancora il festival di Sanremo (show morto e sepolto) e che ancora vanno al mare a Rimini.
Ma dai, fratello italico, non ti piace una cosa che conosci, che hai sempre avuto, che ti inganna e ti tradisce ma poi torna sempre a te?

Il Partito Democratico ha mille perdenti. è il partito dei perdenti. Vieni osannato, votato alle primarie, amato. E perdi. Devi perdere, altrimenti vieni cacciato (Prodi è davvero forse l'unico che qualche volta abbia vinto, e guardate come lo trattano). A noi italiani dovrebbe piacere, o quanto meno far ridere. Di solito questo è un popolo che vota e adora ciò che fa ridere, quindi mi stupisco fortemente di questa anomalia.
Sei proprio sicuro, o mio vicino da sempre, che non ti fa ridere per niente? devo dire qualche scurrilità, andrebbe meglio?

Il Partito Democratico è un partito di grandi individualismi. Secondo me veramente nel PD ci sono i migliori politici italiani ( e vabbè, piace vincere facile...). è come l'Italia. Hai Dante, Da Vinci, Montalcini, hai successo se te ne vai da solo in un altro paese, ma se gli italiani si mettono tutti insieme, su un progetto collettivo, è la fine. Non ci si riesce proprio. Nascono le chiacchiere, ritardi molteplici che compromettono il lavoro di tutti, pause caffè all'infinito, salamelecchi, cambi di programma ed inutili discussioni sul nulla, polemiche e pianti addosso che nemmeno in Francia.
Dai ma non lo vedi? A te è così che piace, Pulcinella!!

Il Partito Democratico ha le fazioni (che io adoro e che ritengo il sale della vita, ma quando è troppo è troppo!). Ma invece di farne una ricchezza, ci si piange addosso anche su questo. Mi ricordano il campanilismo, che credo di praticare anche quando sono a tavola con i miei genitori e mio fratello, visto che siamo nati ognuno in una località diversa della stessa regione. Che poi siamo vissuti insieme da sempre e che formiamo una famiglia è secondario. Io sono nata a Roma, loro no. La nostra ricchezza, la nostra bellezza, non ci va di vederla.
Ancora, non ti ho convinto? Sai, solo tu puoi usare diversi punti di vista per rimanere immobile!

Il Partito Democratico forse, è l'Italia. E per esorcizzare i suoi difetti, l'italiano medio, non vota ciò che è, ma vota ciò che vorrebbe essere (Berlusconi), ciò che vorrebbe avere (la decrescita felice e una nuova era rivoluzionaria di Grillo). Ma no, non prenderà mai quello che è semplicemente per migliorarlo (e questo non solo in politica...).





Si scherza un po'. credo davvero che uno dei problemi principali del PD sia la comunicazione poco efficace. Dovrebbero puntare la prossima campagna elettorale u questo: Italiano tu sei il PD!!!


giovedì 25 aprile 2013

Sul senso del cambiamento, secondo me e per i miei studenti adolescenti

è impossibile cambiare il mondo.
Perché?
Perché è impossibile.
Ma voi che cosa volete cambiare?
Tutto.
E perché?
Perché sì.
Ma sapete da dove volete partire?
Da tutto.
E cosa è cambiato nella storia, o negli ultimi decenni, o nella vostra vita?
Niente.


Questo è, più o meno, il discorso tra i miei studenti liceali e me. Un muro. Mi sono sentita male nel sentire che dei ragazzi di 15 anni non hanno idee sul cambiamento, hanno già perso le speranze e non accettano di considerare variazioni alle loro idee di assolutezza.


La mia rivoluzione, termine che tra l'altro non mi piace usare, sarà avvenuta non quando scenderemo in piazza a instaurare un nuovo ordine...

...ma quando ogni elettore sarà consapevole, senza subire il fascino affabulatorio di fantasiose proposte.

Quando ogni donna potrà uscire di casa con la mini più provocante e il trucco più accentuato senza sentirsi dare della "troia" e accettarlo come normalità, senza subire violenze poi considerate ragazzate.

Quando un ragazzo di colore, o dai tracci asiatici, o slavi, non verrà guardato male dalla signora imbellettata, in un negozio d'abbigliamento femminile. Perché non è uno scippatore, ma sta soltanto aiutando la sua ragazza italiana a scegliere un paio di jeans.

Quando ogni bambino si alzerà la mattina, felice, per andare a scuola. Quando questa scuola sarà il posto migliore per lui dove andare, veicolerà solo valori condivisi e condivisibili, il giusto modo di riconoscere questi valori, gli strumenti giusti per difendersi dalle ingiustizie e per capire quali sono le modalità di ricerca della giustizia.

Il punto è questo, il vero cambiamento sarà solo questo. Istruzione e impegno in questo senso. Chi la pensa come me, non ha altro da fare che interrogarsi sul ruolo che lui, come individuo, può assumere in questo cambiamento. Chiedersi in cosa potrebbe essere utile e iniziare ad operare.
Tutto il resto, fulmineo e d'élite, potrà trasformarsi solo in un'altra oppressione. E conosco già il pensiero di alcuni che stanno leggendo. Mi considerate una povera illusa, idealista. Ma guardate per una volta il vostro pensiero da un'altra posizione e troverete che gli unici illusi siete voi.

Buon 25 aprile oggi, e buon 25 aprile ieri. Un altro mondo, un'altra storia, dalla quale abbiamo solo da imparare.

domenica 21 aprile 2013

Populismo mediatico e Rodotà

è molto divertente osservare i miei connazionali in mesi di elezioni, dalle politiche, alla presidenza della Repubblica, passando per il Papa. è così, ad esempio quando si parla del soglio pontificio, che muoio dalle risate nel sentire "anche questo Papa è un conservatore". Embè, che vi aspettavate? Uno del circolo Mario Mieli?

Stesso divertimento, ma un po' più amaro, l'ho provato in questi ultimi tre giorni. Allora, siamo tutti d'accordo sul fatto che Rodotà sia persona  eccelsa e rispettabilissima e il PD come sempre ha mostrato la propria inettitudine. Ma c'è dell'altro.

E dell'altro è che i grillini si sono impuntati su un candidato - anni luce lontano dalle caratteristiche che tanto propagandano - come bambini di 3 anni che vogliono le caramelle, senza rendersi conto che si poteva mediare. Ok, nessuno li avrà chiamati in questi giorni. Ma come farlo dopo settimane di muri e dichiarazioni del tipo: "OquestoOgnente!"?
Quindi, accusatemi pure di antigrillismo militante, ma a mio avviso la loro arroganza e immaturità sono ancora una volta dei nodi cruciali.

Dell'altro è anche che il populismo mediatico che osservo è preoccupante. Ed esula dal discorso prettamente politico di palazzo. Riguarda la popolazione tutta, o almeno come una parte della popolazione continui a percepire, recepire e fare la politica.
Migliaia di persone inneggiano a Rodotà, al cambiamento radicale che avrebbe portato, al salvatore della patria che sarebbe stato.
Metto subito le mani avanti: lo avrei sostenuto se venuto fuori da una candidatura "normale". Lo ammiro e mi piace anche. Inoltre, so che giravano appelli per la sua candidatura da giorni, ed ammiro anche chi ha ideato la petizione e chi ci ha creduto.
Ma le modalità con le quali è venuto alla ribalta e la rivoluzione che con lui si voleva costruire mi stupiscono e mi fanno riflettere. La gente che in piazza lancia cuoricini e slogan in suo favore dovrebbe prima di tutto pensare a chi è quest'uomo (chi lo conosceva davvero prima di 48 ore fa? è davvero questo il cambiamento?), poi a che cosa sarebbe stato in suo potere fare e in seguito chiedersi: per cambiare tutto basta un presidente "amico"? Tutte queste persone che fanno politica sui social network, hanno percezione di quante ne sono completamente estranee e soprattutto della dose spropositata di assenza di discussione (non sempre, non mi piace generalizzare, ma questo mi pare proprio un bell'esempio)? Ci rendiamo conto della banalizzazione della vicenda, ridotta ai like o ai retweet?

Alcuni se lo saranno chiesto, e avranno trovato le loro risposte. Ma mi preoccupano, come sempre e universalmente, quelli che non si fanno domande.
Sappiamo quali sono i poteri del Presidente, anche in questi mesi di decantato quasi presidenzialismo. Quindi, perché agitarsi tanto? Sappiamo che le forze vanno calibrate, e che forse sarebbe meglio concentrarsi su altro. Una nomina non cambia nulla, e non mi dilungo su filosofeggiamenti inerenti il cambiamento che deve necessariamente partire dall'individuo (cosa peraltro della quale sono fermamente convinta).
Questa è un po' come la questione della donna presidente. L'avrei voluta, eccome. Ma so che per noi donne e per un mondo migliore con e delle donne non sarebbe cambiato molto, con una carica.

Riversarsi nelle strade del centro con fare da rivoluzionari illuminati mi sembra esagerato, nonché inutile.  Credo piuttosto che i tempi sono maturi per aizzare le folle a loro insaputa e fare slogan di tutto, far circolare qualche simpatica sentenza da 140 e - senza preoccuparsi di numeri, conseguenze o altro - riconoscersi in una totalità.

Secondo me, chiedere di scendere in Piazza per il Presidente della Repubblica è populismo. Mi dispiace abusare del termine ma è proprio così. Cambiamenti strutturali e risanamento economico non sono compiti del Presidente, il garante della Costituzione può avere più o meno affinità con ognuno di noi, può avere più o meno in simpatia Berlusconi, ma non so quanto possa davvero fare altro.

Quindi amici cari, amici belli, anche questo Papa è un conservatore, anche se ha l'anello d'argento.



PS. Per chi mi legge di solito qui, su facebook e twitter: sono in sciopero da facebook. Mi hanno stancato le semplificazioni e i fraintendimenti di quel modo di comunicare. Forse ci tornerò, non so. Proverò a scrivere più spesso qui e a dilungarmi quando lo ritengo opportuno, oppure a rinchiudermi in una torre piena di libri, a fare ciò che compete a un elettore del PD: invecchiare perdendo. Oppure ciò che compete a un'aspirante ricercatrice: riflettere sul suo futuro incerto. Grazie per la pazienza.

lunedì 25 febbraio 2013

Berlusconi e Grillo: come questo Paese ha grandi potenzialità ma non si applica, ormai da 20 anni.

Dopo aver trascorso il mese elettorale più intenso e vissuto della mia vita credo sia proprio giunto il momento di commentare. Da storica in erba, so che le mie previsioni non contano nulla, non ci prendono mai e, quindi, sono abbastanza inutili. Meglio i commenti.

A mio modesto parere, i risultati di questa sera -oltre a sottolineare un'incapacità del PD non sottovalutabile, e assolutamente da analizzare, comprendere e possibilmente condannare senza se e senza ma- rappresentano il trionfo di un modo di vivere, pensare, agire, che in questi ultimi 20 anni abbiamo ricevuto, assimilato e fatto nostro.

Il M5S di Grillo e il PDL di Berlusconi sono qui. Nessuno dei due ha vinto a livello di numero di voti, ma insieme rappresentano la maggioranza degli italiani. La maggioranza degli italiani ha votato per i due partiti che non avevano un reale programma politico, per i due partiti che hanno fatto più promesse (convinti com'erano di non dover governare), per i due partiti che più hanno urlato e che più hanno saputo agevolmente gestire gli spazi mediatici. Infatti, anche se il "nuovo" ligure non è mai apparso in televisione, la sua presenza in notiziari, tg, talk show è stata costante, grazie sempre ai giornalisti italiani.

Ma perché? Berlusconi, i suoi governi, le sue tv, i suoi deliri, le sue battute, hanno contribuito tutto questo, assieme ovviamente a una debolezza strutturale di istituzioni, scuola, educazione e senso civico.
Il lavaggio del cervello operato su una parte degli italiani è stato efficace. Si è pensato a distruggere nemici (comunisti), a ergersi a salvatori (dallo scatafascio di tangentopoli), a crearsi un profilo di vittime e amorevoli benefattori (noi siamo il partito dell'amore che vince contro quello dell'odio e dell'invidia), ha dato legittimazione storica a un popolo che non si sentiva di sinistra e non si riconosceva nei valori sui quali la repubblica è stata costruita (il 25 aprile è festa apolitica, anzi facciamo che non è neanche una festa) e costituzionali (cambiamola, così il paese è ingovernabile). Inoltre, ha consentito ai furbetti tipici del Belpaese di usufruire di condoni, di pensare che un corruttore-furbetto può farcela e, di più, che un uomo di una certa età, ricco, amante delle donne e della musica napoletana potesse essere allo stesso tempo leader e modello dell'italiano medio. In questi 20 anni sono cresciuti ragazzi che hanno quindi dimenticato e svalutato i valori fondanti del paese, che guardano Amici della De Filippi, per i quali Striscia la Notizia è insieme autorità di polizia, ente al quale denunciare ingiustizie e fonte di comicità inesauribile.


L'incapacità a governare e la crisi hanno fatto il resto. Ed è nato il fenomeno Grillo. Grazie a Berlusconi ora appare normale la politica delle promesse impossibili, delle urla, la politica che si sostituisce al cabaret e viceversa.

In questi giorni ne ho sentite di cotte e di crude, sono stata anche offesa direttamente e indirettamente. Vorrei dire a tutti i simpatizzanti di Grillo che capiamo - e capisco- molto bene da cosa muove il movimento. è un voto di protesta, tipico dei momenti di crisi. Nessuno li accusa di essere cretini, nessuno gli ha affibbiato ingiustamente e gratuitamente la categoria di "fascisti", tanto per.
Avrei volentieri parlato con qualcuno di loro, avrei chiesto a miei colleghi di scrivere insieme a me qualcosa che spiegasse perché il movimento è direttamente collegato al qualunquismo e al fascismo del secolo scorso. Ma purtroppo, ad ogni "vaffa" mi passava la voglia. Ad ogni "serva della casta", ad ogni "sei pagata da Bersani" o "ti sei fatta lobotomizzare", "tu non vuoi cambiare niente" un po' sorridevo e un po' mi mettevo a fare altro (per campare). Quindi non biasimatemi se a volte sono uscita dalle righe e ho dato l'impressione di offendere qualcuno.
Trai grillini, poi, anche i più pacati sono convinti di avere la ricetta per cambiare il Paese. Questa storia della democrazia diretta contrapposta a quella rappresentativa è una favola; avere la pretesa che aver votato per Grillo o che essersi impegnati nel movimento valga più di un altro voto o di un altro genere di impegno nella società civile, è un'ulteriore offesa.

Io ho votato leggendo i programmi, ascoltando i vari esponenti parlare e confrontarsi. Ho votato quello che mi sembrava più completo e razionale. Ho analizzato le coalizioni e ho tutti gli strumenti per dire che ritengo un voto dato a Grillo un voto inconsapevole e dato con leggerezza. Da zappa sui piedi.

Per me il M5S, protesta a parte, è inconsistente. Il programma è fantasioso e pieno di gravi lacune. Non prende infatti posizione su molte cose troppo importanti (diritti civili, ad esempio) e non ha la giusta consapevolezza di ciò che dice su economia, politica estera, impostazione dello sviluppo economico, risorse. Per non parlare poi della figura del leader, o dei comizi, che fanno paura. I toni e i modi sono volgari, il popolo è come impazzito e difende il capo a spada tratta. I candidati sono inesperti. E non ditemi che è giusto così. Io voglio che a governarmi sia qualcuno di competente sulla gestione dello Stato, che ne sappia molto e molto più di me. Che sia molto più intelligente di me. L'uomo qualunque lo voglio per scambiare impressioni sul tempo al baretto, non lo voglio in Parlamento.

Non mi dilungo, ma visto che ho letto molte cose interessanti su Grillo, ne condivido una, molto autorevole e pacata nei toni, che mi sembra render giustizia a chi non vuole urlare ma far ragionare grillini e non:

http://andreasegre.blogspot.it/2013/02/de-grillo-elettorale.html

venerdì 11 gennaio 2013

Berlusconi visto da vicino

Berlusconi visto da vicino è proprio come Berlusconi visto da lontano, dal di là del tubo catodico. La pelle di un colore indefinibile tra il sabbia e l'arancione, delle gambe troppo esili per sostenere un busto tondo e strabordante, delle orecchie enormi. Un sorriso a trentadue denti bianchissimi, uno spirito alla Pierino dei tempi bui o, se meglio preferite, da Bagaglino dei tempi d'oro.

è stato così che l'ho visto ieri sera, in prima fila dietro una inutilissima Innocenzi, dopo qualche decennio di attesa. E proprio come Marco Travaglio, dopo venti anni ad aspettare di incontrarlo, non ho avuto parole, non ho avuto reazioni, se non qualche risata, lo ammetto. La potente anestesia, o l'odio arrivato al culmine -non lo so- tutte queste cose hanno fatto sì che io non gli abbia lanciato nulla, neanche un insulto.

Non mi ero munita di Duomi giavellotto e neanche avevo voglia di farmi picchiare da body guard e lacché in italovisione e così sono stata seduta, composta, fregandomene solo del consiglio dello staff di nascondermi dalle telecamere perché vestita di viola. Questo colore divino non porta bene, si sa, è il regista di Servizio Pubblico è troppo scaramantico per sopportarne la visione. Ma io avevo un abitino borgogna, comprato in saldo e del quale vado molto orgogliosa. E secondo le mie fonti, il borgogna non è affatto viola e anche se lo fosse, troverei ugualmente molto ridicola questa superstizione del mondo dello spettacolo. Mi fa quasi pena sapere che qualcuno ci tiene in tal modo, come mi han fatto pena le giovanotte in sovrappeso e in tailleur che applaudivano l'ex premier, il presidente, il cavaliere, tutti questi personaggi in un battere di mani poco elegante. Mani rubate all'iphone solo quando costui prendeva parola. Signorine che sono probabilmente, come tutte le donne apostrofate da Silvio Berlusconi, "Signora", mentre gli uomini sono tutti "Dottor". Maschilista fino in fondo, come a dire che una donna non possa raggiungerlo un titolo, forse neanche alle scuole serali.

Ma torniamo alle pidielline. Loro, assieme alle giornaliste senza spina dorsale, alla timidezza (!) di Michele Santoro, al suo continuare ad invitare personaggi intrisi di populismo (vedi l'imprenditrice sulla torre!) e poi al suo nervosismo per la letterina, mi hanno fatto male e bene allo stesso tempo. Vi spiego il perché.

Mi ha fatto male vedere uno show di Berlusconi nella trincea nemica, i suoi occhietti vispi soddisfatti e tutti gli altri disarmati, incapaci, come spenti da venti anni di opposizione, come impauriti da non si sa che cosa.

Mi ha fatto invece molto bene comprendere che sarei stata in grado di gestire l'intervista assai meglio delle due bionde, o almeno avrei provato ad intervenire più spesso. Mi ha fatto bene vedere che il mio conto in banca non è completamente al verde perché studio da anni, lavoro, mi impegno. Senza dovermi vergognare di nulla. Di contro, il conto di chi applaudiva il signor Berlusconi sarà colmo, ma non so davvero come facciano la sera ad addormentarsi tranquilli.






Di seguito un video nel quale vedrete il mio terrore (per chi riesce a scovarmi) nel vedere il nano avvicinarsi alla mia zona. Egl, aveva già dimenticato dove fosse la via d'uscita, e in quei pochi secondi l'ho visto zompettare (si fa per dire) sorridente e soddisfatto, verso di me, nel finire di trasmissione:  Terrore


domenica 1 aprile 2012

I marò, L'India, l'Italia, la politica.


Qualche giorno fa correvo frettolosa verso la stazione di Ciampino, ridente e inquinatissima città dove risiedo fisicamente (ma non mentalmente).
Passando davanti al Municipio ho trovato, accanto alla foto di Rossella Urru e a quelle di Sakineh, quella dei due Marò, presunti uccisori di due pescatori nel Kerala, in India

Questa foto ormai trita e ritrita da tutti i media italiani ha destato in me non poche riflessioni, visto il contesto multisfaccettato nel quale si colloca nella mia mente. Ci sono infatti l'Asia, l'Italia, la diplomazia internazionale, i moventi nazionali e locali all'esposizione di una tale immagine... di tutto e di più.
Iniziamo dal macro: l'India e la diplomazia; l'India e la democrazia.
Nella vicenda l'India sicuramente pecca nel fregarsene di alcune regole internazionali e anche forse di alcune regole di buon senso, sul corretto svolgimento delle indagini. Ma sapete, l'India non è proprio la grande democrazia asiatica che vogliono farci credere, basta googlare (capperi che brutti termini inizio ad usare) un po' e vi accorgerete di cosa combina laggiù, nel silenzio generale:


Passiamo al locale, all'Italia. Vedere nell'affissione di questa foto una vecchia dicotomia fascismo/pacifismo e antimilitarismo mi sembra applicare una categoria desueta, che non risponde propriamente alla realtà. C'è indubbiamente qualcosa di simile e vicino a questo, che forse riprende anche alcuni elementi antichi e presenti in forme di totalitarismo. Ma la questione è a mio parere più sottile, e va al di là dello scontro politico tra ideologie sinistroidi e ideologie destroidi. Anzi, credo proprio che questo modus operandi favorisca e sia usato ora dall'una e ora dall'altra parte politica, se proprio ancora vogliamo assumere la distinzione così fatta tra le stesse.

Credo che in questo contesto si voglia creare un sentimento nazional popolare, che unisca tutti contro il nemico. Il nemico non è però il governo del Kerala, ma è tutto quello che potrebbe turbare la tranquillità del Paese, e la sua sempre presente onestà. Ancora di più, il sentimentalismo credo serva da antidoto all'eventuale insuccesso diplomatico. Come a dire: "Noi abbiamo messo anche i manifesti fuori dai municipi, se non siamo riusciti a far niente non è mica colpa nostra!!"

E qui arriviamo al linguaggio politico (in senso lato) che comprende immagini, parole, utilizzati nel mondo della comunicazione politica e del giornalismo italici. Oramai sono infatti una cosa sola, e si passano l'un altro  stereotipi, atti propagandistici e altre facezie. 
Anche questa non è una novità, e viene da lontano. Ma l'uso fortissimo che se ne fa, e l'ingresso di questi concetti nell'opinione pubblica e nell'uso comune è prepotente e pericoloso. Non sono per niente convinta che la politica si faccia influenzare dalla strada e che anzi sia esattamente e ripeto, pericolosamente, il contrario. E così, ad esempio, il termine "marò" è ormai entrato nell'uso quotidiano, desemantizzato e corrispondente ormai solo a "quei due" marò.

sabato 25 giugno 2011

Lettera ai leghisti

Cari Leghisti,

vi scrivo per dirvi che siete dei perfetti idioti. Senza mezzi termini. Voi non lo sapete ma la maggior parte delle persone di buon senso troverebbero questa lettera una sfilza di ovvietà, ma voi no. Voi la troverete assurda; ma tra voi e le persone di buon senso ce n'è.

Partiamo da qualcosa di semplice: Pontida e la secessione.
Vi consiglio di andarvi a studiare un po' di storia, basta la pagina del sussidiario delle elementari sulla battaglia di Legnano e la Lega Nord. Ovviamente non la pagina su di voi, ma sulla Lega che nacque nel 1167. se vi fermerete un attimo a pensare, dopo aver letto, capirete che il vostro nome non è che un'usurpazione, e che quello che voi professate va ben in contrasto con gli intenti e il significato di quella Lega Nord. Quello fu forse il primo esempio di unione di città italiane contro lo straniero, quando il concetto di Italia non esisteva ancora, o almeno non ancora come noi lo intendiamo oggi. Quindi- e qui diventa una lettera questionario- perchè mai vi rifate a loro, a Pontida se voi ve ne fregate dell'identità italiana, la disprezzate e la volete annullare?

Andiamo avanti. Volete spostare i ministeri. a che pro? in quale altro Stato del mondo i ministeri non sono nella capitale? e in quale altro stato del mondo ci si lamenta per questo? Mi sembra, tra l'altro, che non vi lamentiate quando da Roma vi arriva l'abbondante stipendio.

Non voglio essere noiosa, ma urge anche parlare di un altro vostro cavallo di battaglia: l'immigrazione.
Non volete gli immigrati che vi rubano il lavoro, non volete clandestini che vengono qui a fare i parassiti, volete conservare il vostro bel sangue padano.
Anche qui il consiglio è lo stesso, andatevi a studiare un po' di storia. andatevi a vedere qualche dato sull'emigrazione italiana. e anche si, sugli italiani del Nord che emigrarono. e poi andate a fare una piccola ricerca familiare. Di certo, oltre a trovare parenti negli Usa, in Argentina o in Francia troverete anche congiunti terroni. Ebbene si, siete frutto di spostamenti di persone anche voi. Non lo potrete mai negare, non potrete mai impedire ad altri di muoversi. E non mi potete neanche dire che gli italiani che emigravano erano solo onesti e bravi lavoratori. C'era di tutto (e non fatemi dire banalità!).

poi dovete farmi un favore, ma attenzione: questo vi porterà a dover ancora leggere e cercare qualcosa. Vorrei tanto approfondire il concetto di "Padania". Che cos'è, chi sono gli abitanti, cosa li lega tra loro etc. Insomma, avrei bisogno di un piccolo bignami di cultura e civiltà padana.

Altra cosa che mi fa molto ridere- tra le tante- è il vostro attaccamento alla cultura celtica. dovete sapere che insieme al sangue dei celti in Italia c'è molto altro e molto di più: normanni, arabi, goti, longobardi, greci, romani... e poi aggiungo e qui finisco veramente, i celti sono un popolo scarsissimo! hanno perso contro tutti... tiè!! (e la mia conclusione è proprio nel vostro stile, un insulto infantile e sciocco poichè parlando la vostra stessa lingua spero di essere capita.)

Ciao

ps. mi dispiace di avervi consigliato così tante volte di leggere, studiare, cercare. So bene che non siete abituati.