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mercoledì 27 novembre 2013

Berlusconi è decaduto!

Non posso esimermi dallo scrivere. Sento l'irrefrenabile voglia di far parte di tutta l'immondizia che si scrive e si dice in queste ore frenetiche, dopo vent'anni. Cavolo, dopo vent'anni. Sono cresciuta in mezzo a questa immondizia, mi sento parte di quell'immondizia, ma una parte che merita di finire nella differenziata per essere salvata.

A dire la verità, forse ci siamo già salvati da soli.
Forse siamo così forti, geneticamente immuni a tutto questo, resistenti per natura.
E abbiamo lottato, studiato, lavorato e non siamo diventati né falchetti né colombe, non ci siamo fatti imbambolare da nessun populismo, non abbiamo emulato i nostri predecessori che nei decenni precedenti hanno creduto all'abbondanza, senza scavare neanche un attimo.

Non siamo neanche finiti come molti dei nostri contemporanei, dei quali forse non so più che cosa dire. Che dire di chi orgogliosamente vota Berlusconi, non ha voluto diplomarsi, lavora per raccomandazione e fa la morale a noi, che ci arrampichiamo con le nostre sole forze, che ci sforziamo di non risultare né eccentrici né banali, ma solo onesti e normali?

Leggo molto, leggo di tutto. In questi giorni ho letto anche opinioni di una certa Selvaggia Lucarelli (ma chi è?), ho letto dichiarazioni dei 5stelle, ho interpretato per quanto mi è possibile interviste televisive che mi davano il voltastomaco.

Ebbene, Berlusconi è decaduto. Ma nessuno ha il coraggio di dire che gli italiani vanno a vedere Checco Zalone non perché vogliono passare semplicemente un pomeriggio di leggerezza. Nessuno riesce a farsi sentire quando cerca di spiegare che la sperimentazione animale non ha nulla a che vedere con le foto degli animali maltrattati. Nessuno, dico nessuno, insulta Carlo Conti e i suoi autori per il sessismo di alcune gag che propone nel suo programma pre-tg su Rai 1.

E sapete perché, penso io? Perché in questi Venti anni, con o senza Berlusconi (ma con Berlusconi di più) ci siamo appiattiti, ci siamo cullati sui nostri difetti più fastidiosi e li abbiamo coltivati. E così oggi vediamo Checco Zalone, perché forse non troveremmo nulla di divertente in un Woody Allen italiano, spariamo a zero contro i ricercatori che sono costretti ad emigrare (ma avremo tanti beagle felici, questo è certo - come se i ricercatori cattivi facessero ricerca sul vostro animale domestico, certo), e facciamo tutte le campagne del mondo contro la violenza sulle donne, ma ci farà sempre ridere la velina stupida che canta i Beatles come una cornacchia, mentre Carlo Conti ride. 

giovedì 26 settembre 2013

Scanzi&company e i veri problemi del Paese.

Ci sono due frasi (tra le tante) che non sopporto, in bocca a nessuno.

Una è la famigerata "Io non sono razzista ma...". Uno dei grandi classici qualunquisti, tornato in voga in tempo di crisi e sempreverde dei perbenisti antidemocratici.

L'altra è proprio frutto della crisi economica e politica del Belpaese, ed è la stra-abusata negli ultimi tempi. "Ma sono questi i veri problemi del Paese?". Te la senti ripetere quando provi a parlare dei problemi di una data categoria, quando provi a fare collegamenti o riflessioni su substrati e origine di qualcosa. 

Naturalmente l'appunto arriva sempre da premi Nobel per l'economia, costituzionalisti d'alto rango e fini studiosi di materie umanistico-sociali. Gli stessi per i quali i veri problemi del paese sono le autoblu, l'urgente ritorno alla lira e il wifi nella comunità montana di vattelapesca (o vattelaccaccia, ma basta che non vivisezioni la bestia).

Ieri la frase è stata levata in alto da uno dei più autorevoli giornalisti del nostro tempo (tempo di crisi e decadenza culturale, ricordiamolo) che si scaglia contro la presidente della Camera Laura Boldrini. La quale avrebbe impavidamente affermato che l'immagine della donna che serve a tavola sarebbe fuorviante e veicolatrice di stereotipi pericolosi per l'immagine femminile.

APRITI CIELO! APRITI MAR ROSSO! APRITI MEDITERRANEO!

Il valente giornalista sbraita e subito la sera si fa servire a tavola dalla sua compagna. Casapound gli si accoda, da destra e da sinistra tutti scandalizzati vogliono il ritorno alla casalinghitudine per tutti.

Non sono questi i veri problemi del Paese. E quali sarebbero, di grazia? Chi è solito usare queste frasi vorrebbe veramente solo parlare di rimborsi elettorali e autoblu. Ma non sa che quella fatidica frase potrebbe essergli rivolta ogni volta, perché c'è sempre qualcosa di più importante secondo una logica diversa dalla propria. E così si finirebbe a non parlare mai di nulla, o ognuno a parlare solo con se stesso o con i suoi seguaci.

Pensiero povero, a mio parere. Senza profondità. Che vede in ogni concetto un'isola. Oggi si parla di questo, questo è più importante di quello. E mai a nessuno che venga in mente che magari concetti, fatti, eventi, idee potrebbero essere collegati.
Mi dispiace dirvelo, ma società e la cultura vanno di pari passo con l'economia e il progresso e la mamma che serve a tavola altro non è che l'immagine di quella decadenza culturale che Scanzi impersona tutta, con la sua arroganza e il suo pressappochismo.

PS. sorvolo sul fatto che secondo me  Boldrini viene attaccata per una serie di altri motivi, ma sarebbe un capitolo a parte.

mercoledì 13 febbraio 2013

Appunti di chi non vede il Festival di San Remo

Mentre il populismo di Grillo impazza, Berlusconi fa le solite battute sessiste tra l'ilarità generale, Bersani sembra un uomo giunto tra noi per caso e il Papa annuncia le sue dimissioni nel giorno del mio 29esimo compleanno, qualcosa di molto luminoso colpisce la nostra attenzione, e ci costringe a mettere occhiali da sole pur di non spostarci. Entro sabato avremo  una bellissima tintarella, da fare invidia agli agosti modaioli a Formentera.

Questa luce meravigliosa viene dalla vecchia Liguria, dalla cittadina di San Remo. In questo luogo ameno, da ormai decenni e decenni si svolge il Festival della canzone italiana, evento del quale tutti parlano. Tutti ne chiedono a voce grossa l'abolizione, perché la musica non è più al centro, perché la Rai spende troppo... Giovanotti apparentemente "alternativi" e ben informati (ormai ne diffido altamente, ma dobbiamo riconoscere che fanno opinione, nella loro estrema inconsapevolezza del mondo), parlano così o cosà del festival.

Ve lo giuro, io non ne parlo mai. Non mi interessa proprio. E con la stessa forza del disinteresse non avrei voluto scriverne. Ma oggi tra una emigrata e un'altra -nell'illusoria speranza di concludere un paragrafo della mia tesi- ne ho sentito il bisogno, perché credo che il discorso potrebbe rientrare in una riflessione più ampia.

Non guardo molto la tv, ma uso il web per informarmi e rimanere in contatto con persone e idee. Ebbene, non è bastato. La televisione è onnipresente anche nei social network, nelle testate online. E San Remo impera, a tutto spiano, e tutti ne parlano, e nessuno protesta.

Quello che vorrei dire è che credo vadano rivisti molti dei discorsi sul cambiamento della comunicazione, sulle nuove piattaforme, grida esultanti sulla morte della televisione, riflettendo sulla fruibilità e la compresenza dei vari media.


Il fenomeno dei grillini nasce sul web e per il web. Ma senza i servizi al tg, senza Il Fatto Quotidiano, quanti voti avrebbe preso realmente Grillo? San Remo va in onda su Rai 1, ma io, quando mai avrei saputo dei fischi a Crozza senza internet?

Ci sarebbe da riflettere e, a mio parere, ridefinire il ruolo del web nell'ottica di una classicità dei media (tv su tutti) ancora molto forte.

giovedì 2 febbraio 2012

Sconsigli televisivi

Finora vi ho sempre consigliato libri da leggere, film da vedere, musica da ascoltare.
Oggi voglio sconsigliarvi vivamente dei programmi televisivi (due tra le tante cose che vengono trasmesse, ma che nessuno dovrebbe mai vedere).
Si tratta del TG2 e del Chiambretti Night.

Il primo, come ormai la maggior parte dei notiziari italiani, è un lungo elenco di fatti di cronaca trattati in maniera qualunquista e di opinioni scopiazzate dai social network.
Ieri sera mi ci sono ritrovata per caso davanti, mentre parlavano dei controlli avvenuti a Roma sui Money Transfer. Nulla di più populista. Enormi cifre riguardanti il denaro inviato in patria dagli immigrati, sottointendendo la natura poco pulita del suddetto denaro. Sicuramente c'è chi usa queste agenzie per traffici poco leciti e reciclaggio, ma non si può fare un servizio simile dove non si menziona null'altro che questo, sottolineando il fatto che sono i terribili clandestini a servirsene con maggiore assiduità.
Neanche una parola sul fatto che questi "irregolari" sono in possesso di soldi derivati da lavori onestissimi, ma in nero. o che a questo lavoro sono costretti da una regolamentazione sull'immigrazione inesistente e dall'assenza di vere tutele per i lavoratori. o ancora, se si volesse ulteriormente approfondire, che il lavoro in nero toglie risorse al nostro Paese in difficoltà.
Nulla di tutto questo. in realtà mi sarei accontentata di molto meno. Sarebbe bastato far notare che per queste vittime dello sfruttamento dei datori di lavoro (italiani e non) e della connivenza dei governi che si ostinano a non occuparsi dei lavoratori immigrati, i money transfer restano gli unici canali possibili per inviare i loro guadagni alle famiglie.

Passiamo a Chiambretti. Mi piacerebbe tralasciare il fatto che si tratti di un programma molto volgare, visto che non c'entra molto con i temi che vorrei trattare. Ma non posso proprio esimermi dal far notare che gli stacchetti e l'abbigliamento delle cosidette ballerine sono di una bassezza assoluta, degna di night club di terza categoria.
Vittima dell'insonnia, qualche sera fa mi ci sono imbattuta e pensate un po', c'era come ospite Borghezio! beh, che dirvi. a tratti Borghezio sembrava intelligente. Le domande del pubblico erano di una stupidità disarmante. Pur toccando temi come la cittadinanza ai figli degli immigrati, la secessione voluta dalla lega, l'immigrazione in generale e altro, mai neanche per un attimo è stato messo in difficoltà il leghista. non si è approfondito nulla e non si è fatto neanche spettacolo. Coloro i quali hanno posto le domande avevano un aspetto da attori falliti, quasi sicuramente comparse con personaggi creati a tavolino. Un esempio. La donna africana che ha chiesto qualcosa sulla cittadinanza ai figli di immigrati urlava sulla voce già fastidiosa di Borghezio, senza dire nulla e sapendone ancora meno.
mi chiedo a cosa serva dare man forte in questo modo a tali personaggi. come farli apparire normalità quando normalità non sono e come si possa continuare a riderci su in un modo molto discutibile e per nulla intelligente.