domenica 1 aprile 2012

I marò, L'India, l'Italia, la politica.


Qualche giorno fa correvo frettolosa verso la stazione di Ciampino, ridente e inquinatissima città dove risiedo fisicamente (ma non mentalmente).
Passando davanti al Municipio ho trovato, accanto alla foto di Rossella Urru e a quelle di Sakineh, quella dei due Marò, presunti uccisori di due pescatori nel Kerala, in India

Questa foto ormai trita e ritrita da tutti i media italiani ha destato in me non poche riflessioni, visto il contesto multisfaccettato nel quale si colloca nella mia mente. Ci sono infatti l'Asia, l'Italia, la diplomazia internazionale, i moventi nazionali e locali all'esposizione di una tale immagine... di tutto e di più.
Iniziamo dal macro: l'India e la diplomazia; l'India e la democrazia.
Nella vicenda l'India sicuramente pecca nel fregarsene di alcune regole internazionali e anche forse di alcune regole di buon senso, sul corretto svolgimento delle indagini. Ma sapete, l'India non è proprio la grande democrazia asiatica che vogliono farci credere, basta googlare (capperi che brutti termini inizio ad usare) un po' e vi accorgerete di cosa combina laggiù, nel silenzio generale:


Passiamo al locale, all'Italia. Vedere nell'affissione di questa foto una vecchia dicotomia fascismo/pacifismo e antimilitarismo mi sembra applicare una categoria desueta, che non risponde propriamente alla realtà. C'è indubbiamente qualcosa di simile e vicino a questo, che forse riprende anche alcuni elementi antichi e presenti in forme di totalitarismo. Ma la questione è a mio parere più sottile, e va al di là dello scontro politico tra ideologie sinistroidi e ideologie destroidi. Anzi, credo proprio che questo modus operandi favorisca e sia usato ora dall'una e ora dall'altra parte politica, se proprio ancora vogliamo assumere la distinzione così fatta tra le stesse.

Credo che in questo contesto si voglia creare un sentimento nazional popolare, che unisca tutti contro il nemico. Il nemico non è però il governo del Kerala, ma è tutto quello che potrebbe turbare la tranquillità del Paese, e la sua sempre presente onestà. Ancora di più, il sentimentalismo credo serva da antidoto all'eventuale insuccesso diplomatico. Come a dire: "Noi abbiamo messo anche i manifesti fuori dai municipi, se non siamo riusciti a far niente non è mica colpa nostra!!"

E qui arriviamo al linguaggio politico (in senso lato) che comprende immagini, parole, utilizzati nel mondo della comunicazione politica e del giornalismo italici. Oramai sono infatti una cosa sola, e si passano l'un altro  stereotipi, atti propagandistici e altre facezie. 
Anche questa non è una novità, e viene da lontano. Ma l'uso fortissimo che se ne fa, e l'ingresso di questi concetti nell'opinione pubblica e nell'uso comune è prepotente e pericoloso. Non sono per niente convinta che la politica si faccia influenzare dalla strada e che anzi sia esattamente e ripeto, pericolosamente, il contrario. E così, ad esempio, il termine "marò" è ormai entrato nell'uso quotidiano, desemantizzato e corrispondente ormai solo a "quei due" marò.

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