mercoledì 31 luglio 2013

Perché dovremmo e potremmo dirci tutte "femministe"

Sarà questo caldo che proprio non sopporto, sarà che il nuovo titolo di dottoressa di ricerca mi manda oltremodo in tilt, sarà perché sono allergica alle etichette, sarà quel che sarà, ma sento il bisogno di scrivere qualcosa di detto e ridetto ma di non compreso e non ricompreso.

Scriverò sul femminismo. Su questo spettro che si aggira a Oriente e Occidente, su un termine che ancora spaventa. Una parola magica usata ancora per denigrare. "Femminista" è il sinonimo di zitella brutta e acida che non ha rapporti sessuali e odia gli uomini, o di lesbica che odia il mondo. Sinceramente, io, che sono il campione sul quale sto effettuando la ricerca in questo istante, sono eterosessuale, mi sento carina, mi piacciono i bei vestiti e amo gli uomini. Eppure mi sento femminista, perché sento che a noi donne manca ancora qualcosa e non vedo perché non dovremmo cercarlo, ancora una volta, insieme.

"Femminismo" è un termine che purtroppo le stesse donne usano per descrivere le donne diverse da loro. è un modo di essere che, alcune delle stesse che femministe si dicono, concepiscono come categoria per ghettizzare se stesse o le altre. E anche questi comportamenti, da molti, sono utilizzati per infangare il femminismo e le donne, incapaci secondo loro di fare gruppo. E si sa, se non riesci veramente a far gruppo vuol dire che poi tante valide recriminazioni da fare non le hai.

Ma che colpa abbiamo noi? Nessuna. Perché non si riesce a trovar pace? Mancanza di sicurezza. Diffidare delle altre donne, non avere fiducia in chi cerca di interpretare a modo suo la propria femminilità, i propri bisogni e i propri diritti è si sbagliato. Ma la diffidenza è uno dei tratti che contraddistingue i gruppi e i popoli che sono sempre stati sottomessi. Quindi, non va bene, e dietro ogni "non va bene" c'è sempre una o mille spiegazioni. Ma superiamolo, superiamoci.

Il risultato di tutto ciò, comunque, è lo sfaccettamento  in negativo di ciò che dovrebbe essere sì sfaccettato, ma patrimonio comune e alla portata di tutte e di tutti.
Un prisma multicolorato di sfumature che si posano, infine composte, in una tonalità unica e decisa.
Un colore che sta bene a tutte e a tutti.

A me che piace spendere i soldi in trucchi, libri e vestiti. A lei che senza tacco 12 non ce la fa proprio a camminare. A lei che non vuole depilarsi. A lei che ama lei. A lei che ama lui. A lei che è amata da lui senza essere giudicata da loro. A lei che va in Chiesa. A lei che sale fin dove è lui. A lui, a lui ed anche a lui. A lei che ha un figlio e a lei che non lo vuole. A lei che a 40 anni ha voluto cambiare vita. A lei che indossa gli shorts. A lei che sta lottando per non coprirsi. A lei che ha deciso di coprirsi. A noi, che crediamo che le parole non sono solo parole, ma hanno dietro secoli di pratiche interiorizzate e, perciò, vanno usate a modo. A lei che sceglie. A lui, a lui ed anche a lui. A me che ad un colloquio non voglio essere guardata dal collo in giù, non voglio rispondere a domande sulla mia vita privata... A lei che non è puttana perché semplicemente sa il fatto suo e non si fa raggirare. A tutte noi. A noi, a tutti noi.

Mille femminismi, per uno solo: donne e uomini diversi, che nel loro piccolo, superano e si superano.

1 commento:

  1. Ciao, ho iniziato a risponderti qui, poi ho pensato di sviluppare un post direttamente nel mio blog in risposta al tuo articolo.

    http://www.neversleep.it/index.php/a/societa/risposta-alle-femministe

    Sentiti libera di cestinarlo.

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