sabato 18 agosto 2012

Racconti d'estate e di estati passate.

Per non si sa quale assurda deformazione professionale, anche ante litteram, ho sempre provato un gusto infinito nel chiedere ai miei parenti fatti concernenti il loro passato, la guerra, l'emigrazione, le modalità con le quali si innamoravano e combinavano matrimoni nel Cicolano degli anni Venti, Trenta, Quaranta, Cinquanta (ai Cinquanta mi sono sempre fermata, non so perché. Forse il fatto che mio padre fosse presente toglie interesse agli eventi, o li rende in qualche modo vicini, attuali, insignificanti).

E così ho passato ore a chiedere alla mia nonna paterna di ricordarsi qualcosa sul Fascismo, di dirmi per chi avesse votato in quel giorno di Giugno lei, donna italiana, per la prima volta con quella matita in mano.
Ogni volta che ci ripenso li maledico tutti i miei nonni (quelli ciociari ancor di più, vuoto dei vuoti), per avermi lasciata sola con lei, per non avermi lasciato il tempo di fare domande a loro tre, nati a inizio secolo e prima; così lontani, così tremendamente vicini da tornarmi in sogno continuamente, così tremendamente carichi di racconti...
Il fatto che i miei genitori siano entrambi nati a ridosso della menopausa delle mie nonne ha fatto però sì che io abbia un esercito di zii nati prima della Seconda guerra mondiale, alcuni così tanto prima da ricordarla nitidamente.

Questo è stato per loro, anche quest'estate, una maledizione. Ma stavolta si sono vendicati, perché mi hanno finalmente chiarito la vicenda dello zio fascista, gettandomi nello sconforto e nel turbamento. Tale Zi' Luigino, parente di mia nonna per ben due volte (era suo cugino ed inoltre aveva sposato una sorella di sua madre) pare fosse il più fervente fascista della Valle. Camminava altezzoso, vestito rigorosamente in nero, e non aveva timore nel derubare capretti a pastorelli di 11 anni minacciandoli. Non aveva timore di far da spalla ai tedeschi e di accompagnarli casa per casa, cantina per cantina, a procurarsi ciò di cui avevano bisogno in una zona in cui saper leggere e scrivere non solo non era considerata una fortuna, ma era una competenza totalmente ignorata, per niente utile al lavoro dei campi. Quei campi avari, impervi da trattare, splendidamente verdi e ridenti ora che sono abbandonati.

Zi' Luigino era stato uno dei primi ad avvicinarsi al Fascismo, ci aveva modellato su la sua identità, tanto da essere ricordato praticamente solo per questo. Ma, sinceramente, prima di questo caldo agosto 2012, ne avevo sentito parlare da parte di mio padre e dei suoi fratelli, unicamente come di "quel parente di mamma", come se un "parente di mamma" non fosse anche parente loro.
<Esco un attimo e rientro nel mio corpo e nella mia mente di storica.> Credo che la mia famiglia abbia attuato una sorta di rimozione e mutilazione dalla memoria collettiva familiare di questo personaggio. Cancellazione guidata da mia nonna, matriarca stanca, che aveva frequentato fino alla quarta elementare a Genova, che leggeva tutto quello che le capitava sotto mano, apparendo come un alieno piombato sulla strada dei suoi compaesani. Certo è che la parentela con quest'uomo non era della più prossime, ma fidatevi, si ricordano persone anche con legami di sangue meno stretti e se ne parla continuamente, a distanza di decenni. Anzi vi dirò, fino ad un mese fa sapevo di Zi' Luigino solo che, durante la razzia a braccetto con i tedeschi, aveva convinto i teutonici alleati a lasciare in pace, dopo esservi già entrato, proprio la cantina di casa mia, quando mia nonna, la sua prole e la sua miseria devono avergli fatto ricordare del cuginaggio.

Quest'anno ho però scoperto anche di quale coraggiosa pasta era fatto lo Zio Luigino, che tanto coraggio aveva mostrato impaurendo inermi montanari. Durante la ritirata tedesca pare che un aereo militare americano fosse deragliato in zona. La mia bisnonna e alcune altre commari, appena saputo dell'accaduto erano accorse per dare degna sepoltura ai poveri aviatori americani che avevano trovato la morte in quella terra sì dimenticata, ma che non si dica che fosse anche abitata da incivili perché loro, le donne pie, avrebbero provveduto a preservare le anime dei figli di altre donne lontane.
Ma secondo voi, chi era arrivato prima di loro? Lo Zio Luigino era piombato nei pressi del rottame, per insultare, sputare e dar calci ai cadaveri a stelle e strisce sotto gli occhi delle donne esterrefatte e di altri paesani che, invece, avevano tagliato le dita ai corpi per guadagnarci gli anelli.


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