domenica 2 ottobre 2011

La Terraferma ci aspetta. Forse.

Giovedì sera sono andata al cinema a vedere Terraferma, vincitore del Premio speciale della giuria del Festival del cinema di Venezia e, notizia relativamente fresca, candidato italiano ai prossimi Oscar.

La trama è semplice, attuale e toccante: un'isola siciliana di pescatori e turisti vive gli sbarchi dei clandestini dalle coste africane. L'arrivo, il tentativo di mascherare i fatti, il contrasto tra l'antica legge del mare dei pescatori e l'odierna regolamentazione riguardante i clandestini, la storia di due donne che si incontrano, si scontrano e si conoscono in quanto appartenenti all'universo femminile e all'universo in genere (a questo proposito: ottima Donatella Finocchiaro!).



Devo dire che inizialmente l'idea di un film così fatto mi lasciava perplessa. è facile, pensavo, raccontare l'immigrazione in questo modo. è facile far scendere una lacrima con immagini di corpi in mare, di donne e bambini che fuggono da povertà e distruzione per far ritrovare poi il sorriso, seppur amaro, quando i pescatori e gli abitanti dell'isola si fanno in quattro per i loro fratelli clandestini.
Un film che in un contesto di società che accetta e comprende i movimenti migratori sarebbe anche banale. Sarebbe quasi come raccontare un qualsiasi altro evento quotidiano. Invece l'immigrazione non è per niente quotidianità, non è ancora per niente ordinarietà.è ordinaria è quotidiana sì, ma per la propaganda e i media. E qui non mi dilungo, credo sia molto semplice da capire.
Nella nostra società, che ancora metabolizza a stento lo spostamento di popolazione e ancora peggio confonde e mescola questo astio con quelli che dovrebbero essere i normali comportamenti legislativi ma soprattutto umani di accoglienza, il film di Emanuele Crialese è un grido d'allarme, un documentario, un film assolutamente da vedere e apprezzare.

Peccato però, che la sala cinematografia fosse piena solo dei "soliti noti". Spettatori quasi stereotipati, tra i 20 e i 45 anni con sciarpette colorate e accessori equo-solidali, più qualche persona sui 60 anni, distinta e intellettuale. Spettatori che conoscono, almeno sulla carta, queste problematiche.
Sottolineo sulla carta. Infatti non ho mai fatto di tutta l'erba un fascio, e non lo farò mai. Però permettetemi di rimanerci male quando una 35enne dal caschetto riccio e sbarazzino mi intima con veemenza di stare zitta, dopo che ho pronunciato n°4 parole durante una scena con visuale del mare e musica. Mi sono permessa di parlare con l'evidente intento di spiegare un vocabolo all'amico non nativo che mi sedeva accanto.


ps. consiglio di leggere le considerazioni de Il Giornale che trova il film non veritiero e mendace e una notizia di qualche giorno fa, sull'assoluzione di pescatori che salvarono clandestini in mare.

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