lunedì 15 novembre 2010

Scontri e Divorzi nella Roma di Amara (e nella mia)

Ogni tanto, tra quello che avrebbe potuto o poteva essere, ci sarà anche qualche sprazzo letterario. Proverò a recensire qualcosa, senza pretese.
Diciamo che vi terrò informati su quello che mi piace leggere.

Inizierò adesso.
In questo periodo mi trovo nel vortice dell'oriente, degli autori dell'immigrazione o di seconda generazione e simili. (prevedo un sorriso tra i lettori che mi conoscono e mi vedono quotidianamente. si, si. ridete. perchè voi e io sappiamo che non si tratta di un interesse solo letterario.)

Per illustrare questo piacevole vortice non posso che cominciare da Amara Lakhous. Algerino d'origine che vive a Roma dal 1995 (permanenza che dura praticamente dall'inizio del regno!), è a mio parere il più interessante ed originale tra gli autori immigrati; nonchè forse quello di maggior successo.
L'ho amato in Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio. è stato un libro che mi ha commosso, perchè mi ha raccontato realtà che vivo, e sentirsi narrare qualcosa di personale da altri fa sempre un certo effetto. Mi fa pensare a quante persone dovrebbero ascoltare questo racconto e capirlo, ma questo è quello che io penso dovrebbe essere. Un'altra volta.
Ma al di là di quello che può toccare intimamente il vissuto di ognuno, si tratta davvero di un'opera piacevole ed innovativa. Racconta un quartiere, un modo di vivere, la vita di quella fetta di immigrazione con molto realismo. Le aspettative dei migranti, le paure, i disagi, le reali condizioni, il rapporto con l'Italia e gli italiani; senza la retorica del "poverosenzaartenèparte".
C'è tutto, ci sono realismo e soprattutto conoscenza, perchè Amara dà l'impressione di esserci stato in quei posti. Di aver parlato con quella gente. Di aver respirato quell'aria.

E questo emerge anche dal suo secondo lavoro, Divorzio all'islamica a Viale Marconi. L'autore conferma di saperci fare con il tema, di padroneggiarlo. Questo è secondo me il suo punto forte, ma forse anche quello che potrebbe diventare un piccolo problema. A tratti Amara può apparire ripetitivo. Non noioso, questo mai, con in sottofondo il sapore di giallo e il racconto corale; ripetitivo solo perchè a tratti sembra voler portare Piazza Vittorio a Viale Marconi e con uno sforzo potremmo pensare che voglia calcare sul successo precedente. Ma certo, non voglio essere poco gentile con Amara, che mi ha fatto commuovere nuovamente, e vi dico come penso che realmente potrebbe essere: la spinta creativa dell'amico algerino sull'argomento non si è esaurita; ha ancora molto da dire sui nostri immigrati romani.

Lo spero. Non aggiungo altro, solo di leggerlo.

Nessun commento:

Posta un commento