domenica 6 gennaio 2013

La letteratura mi salverà.

Da celebre malaintegrata, era da mesi che non trovavo le giuste dosi per l'amalgama tra me e le mie scelte letterarie. Ho letto troppe parole non degne, poco appassionanti, che rendevano i miei tragitti in macchina preferibili a quelli in treno e i miei sogni più aridi senza adeguate ninne-nanna.

Poi, ieri, ho incontrato Francis Scott Fitzgerald e il suo signor Gatsby. Non riesco a separarmi da quel volume. Come per ogni grande romanzo, durante la lettura, vivo il conflitto noto del "ho bisogno di leggerlo/non devo leggerlo altrimenti finirà subito".

Stasera poi, ho deciso di deliziare la lettura di Fitzgerald con Dylan in sottofondo. E l'America è servita.

"Il suo cuore battè sempre più forte quando il viso bianco di Daisy s'avvicinò al suo. Sapeva che baciando quella ragazza, e unendo per sempre quelle indicibili visioni al mortale respiro di lei, la sua mente non avrebbe più spaziato come quella di dio. Perciò aspettò. Ascoltando ancora per un momento il diapason che aveva battuto su una stella. Poi la baciò. Al tocco delle sue labbra, Daisy sbocciò per lui come un fiore e l'incantesimo fu completo."
(F.S. Fitzgerald, Il grande Gatsby



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