giovedì 29 dicembre 2011

Il centro del mondo nella Capitale

Qualche giorno fa ho preso un autobus da Via Nazionale a Via Turati. Per chi non conoscesse Roma: si tratta di un percorso in una zona abbastanza entrale, limitrofa alla Stazione Termini.

Ebbene, un così breve percorso, così ordinario, è stato per una volta piacevolissimo e perfettamente inerente a tutto questo. Ero in piedi e come me altre persone. Due di queste discutevano tra loro su quale fosse la fermata più vicina a Piazza Vittorio. Io beh, con sempre troppa voglia di socializzare, mi sono inserita dicendo: Non vi preoccupate, è la fermata di Via Turati, dove scenderò anch'io.

Una frase semplice, che ha creato qualcosa di insolito. I miei due compagni di viaggio mi hanno sorriso, ci siamo guardati e... boum! abbiamo iniziato a parlare. Uno di loro era un uomo asiatico, credo del Bangladesh, e l'altra una fantastica donna africana sulla sessantina. Lei ha subito detto: "E certo che anche la signorina scende lì. è quello il centro del mondo nella Capitale..."

Altra frase magica. Di nuovo sorrisi, sguardi e nuovi scambi di parole, idee. L'urbanistica del quartiere, il mercato, persino l'orchestra di Piazza Vittorio e i loro concerti fuori dallo Stivale. Arriviamo in Via Turati, scendiamo ci salutiamo.

Ma no, non possiamo salutarci. Il signore mi torna vicino e mi fa: Ma lei è romana? Si sente proprio, però sa... è strano qui incontrare qualcuno col suo accento. è vero, annuisco. è strano ma è stupendo. Ma questo non faccio in tempo a dirglielo perchè il mio nuovo bondu accelera sorridendo e si allontana.

Mi volto, la signora è dietro di me. Nuovo sorriso, rallento. La aspetto. Le chiedo dove è diretta, dobbiamo andare nella stessa direzione. Allora perchè non scambiare ancora due parole?
Mi dice il suo nome, tipico della sua tribù, mi racconta che è una vita che in Italia lavora nel sociale con le donne e i bambini. Le dico come mi chiamo, ancora sorride nel sentire il mio nome crocevia di mondi e culture, le dico di cosa mi occupo. Nuovi sorrisi.

Arriva il momento di salutarci. Ci abbracciamo e ci diamo due baci sulla guancia. Un saluto troppo caloroso per due sconosciute, anche nella mediterranea Italia. Ma è così che sentivamo, così che nessuna delle due ha protestato.
Lei per la sua strada, io per la mia.
Pochi minuti per riflettere. Pochi minuti per spiegare.

Questo è il mondo che vorrei. Questo è il quartiere che amo. Questa è la Roma che sogno, senza strumentalizzazioni, esagerazioni e neanche semplificazioni (nemmeno da parte di chi la pensa come me).

E questo è il modo con il quale ho deciso di augurarvi buone feste.

7 commenti:

  1. Una sera a piazza vittorio ero in attesa di una persona che non arriva mai, e passo al chioschetto dei fiori. Incontro lì una gran bella donna credo africana un po' più grande di me, che mi si studia per qualche minuto, poi salutando il tipo del chiosco saluta anche me e rivolgendomi un sorriso magnifico gli dice qualcosa come "trattalo bene questo ragazzo che compra fiori".
    Poi tre metri dopo ci trovi il tossico o il delinquente, e sparisce la magia: il fatto è che la gente ha tendenzialmente la testa piena di scemenze, tutto qua. E se incontri quelli che sanno non farsela riempire troppo da cose vacue, magari hanno un cassettino dove c'è posto anche per te per qualche minuto, credo sia qui il punto, senza retoriche, buonismi, semplificazioni o chissà cosa.

    buone feste a te

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  2. Sì Seralf, in realtà è così. Basta non farsi riempire la testa...

    Grazie e buone feste (pure quest'anno allergico ai camini?)

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  3. mi piace questa favola "ben sognata"!!!

    BUONE FESTE A TUTTI

    L'amico di sarà

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  4. grazie e buone feste a te, amico!
    (te le meriti, anche se mi ricatti)

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  5. E ogni tanto questa favola "ben sognata", non ci dispiace!
    Brava come sempre. :-)

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  6. Grazie anche a te Pi!!
    Buona fine d'anno e buon inizio!

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  7. un po' di misteri fanno bene la salute "TUA", hahahahahahahaha...
    L'amico di sarà "ridendo"

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